Il Parco
Il laghetto, il giardino delle rose, i prati e l’arte topiaria del giardino all’italiana.
Costruito sulla traccia del giardino preesistente, il Parco Guerrieri Gonzaga è stato progettato all’inizio dell’Ottocento da architetti austriaci, probabilmente gli stessi che hanno ideato quello di Schönbrunn di Vienna. Lo spazio antistante il palazzo è stato così dotato di un prato all’inglese, di un giardino delle rose, di siepi, viali e costruzioni funzionali alla bellezza del posto. Il tutto era dotato di un sistema d’irrigazione che, seppure ora modernizzato nella sua funzionalità, mantiene ancora la sua antica struttura.
Davanti al palazzo si estende un grande prato con eleganti siepi di bosso, evonimo e alloro tagliate secondo l’arte topiaria che caratterizza il giardino all’italiana. Al suo fianco s’innalza la grande serra detta Serra-Limonaia (10) per gli alberi di limoni che in essa venivano coltivati fino agli anni Settanta del secolo scorso. I suoi frutti preziosi erano utilizzati dai proprietari e venivano distribuiti alla gente del posto specie nei tempi bui delle guerre.
Il laghetto e la grotta del ghiaccio
L’acqua proveniente dalla vicina montagna veniva raccolta in un lago (15) alimentato da una cascata, da esso s’irradiava una rete di canalette apribili in punti strategici per irrorare in modo efficace e veloce l’intero parco.
Negli inverni passati, dal piccolo lago veniva prelevato il ghiaccio da stipare nella ghiacciaia della grotta (16) che ancora oggi si apre tra la vegetazione rigogliosa.
La Limonaia
Considerata la più settentrionale d’Italia, la Limonaia (10) è stata in più occasioni restaurata, sopraelevata e ampliata. Le modifiche subite nel tempo risultano evidenti negli acquerelli del pittore di corte austriaco Eduard Gurk (1801 – 1841) realizzati a Villa Lagarina durante le sue visite agli amici de Moll. Anche la serie di acquerelli della pittrice trentina Anna de Ballerini (1820 – 1906) testimoniano l’evoluzione del parco nei suoi aspetti naturali e architettonici. La limonaia risulta costruita con profili in ferro che sostengono le grandi finestre asportabili nella stagione calda. La sua struttura è lineare ed è studiata in ogni particolare, dagli incastri di ancoraggio delle parti amovibili.
Dalle rosette decorative, fin anche alla passerella che consente di raggiungere le vetrate del tetto. La coltivazione degli agrumi è dismessa ormai da tempo, ma l’edificio conserva ancora il suo fascino di grande serra nell’esposizione della collezione di targhette in porcellana di Vienna che riportano il nome botanico della vegetazione presente nel parco. Un tempo erano collocate accanto alle singole piante a testimonianza della cura scientifica dedicata dai proprietari a ogni singolo elemento dell’ambiente naturale circostante.
La passeggiata dal Belvedere alla Fagianaia.
Nella parte alta del parco, accanto alle mura che lo delimitano e proteggono, vi è il Belvedere (5) di cui si trova già traccia in un’incisione del Settecento. L’ edificio ha un piano sopraelevato affrescato con motivi stilizzati ed è dotato di un balcone che consente di apprezzare il magnifico paesaggio sottostante. Altri elementi arricchiscono il parco, fontane, piccole cascate e lunghi sentieri che portano in cima alle colline. Vicino all’Orto (2) e di fronte al laghetto si trovano uno Chalet (18) rivestito di legno in tipico stile austriaco con una stube a pianterreno e una scala esterna che conduce a due stanze e a un ampio terrazzo coperto. Vicino all’orto, lungo le mura perimetrali tra il belvedere e lo chalet, vi è una Cappella Funebre (4) chiusa da un cancelletto ove riposa il fondatore del parco, il barone Sigismondo de Moll. E poco lontano un viale conduce alla Fagianaia (19), il luogo in cui venivano raccolte e allevate le diverse specie di fagiani. Il tutto immerso nel verde di uno dei luoghi più belli del Trentino.
Un’esplorazione botanica: dal passato ai giorni nostri.
Nell’ideare gli aspetti botanici del suo parco, Sigismondo de Moll aveva prestato attenzione ai diversi ambienti naturali mettendo a dimora piante provenienti anche da paesi lontani, in particolare dal Nord America, tra queste alcune rare come il noce nero e altre di estrema bellezza quali ippocastani, tassi, platani, spaccasassi, abeti e pini.
Nel tempo il parco è cresciuto e si è modificato arricchendosi, ma ha mantenuto la sua struttura originaria che vede un succedersi di ambienti che offrono spunti all’esplorazione botanica. Piante esotiche si mescolano ad altre autoctone, splendidi esemplari di ginkgo biloba e tiglio si alternano a ippocastani e querce, faggi e aceri, vecchi bossi a portamento arboreo, sia della specie più diffusa sia di quella più rara come il bosso delle Baleari.
Vialetti bordati di siepi e alberi portano a piccole radure e ad altre piante esemplari, una sequoia, un abete dell’Himalaya, una criptomeria del Giappone, delle liquidambar orientali, un maestoso noce nero dai frutti profumati e un platano (14) imponente alto circa 50 metri, con una circonferenza del tronco di oltre 6 e un diametro della chioma di 46.
Protetto dalle sue alte mura, il Parco Guerrieri Gonzaga è un continuo alternarsi di ambienti vegetali.
Le guerre lo hanno risparmiato, gli uomini lo hanno reso unico.
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